Negli ultimi anni, la skincare è diventata un argomento di grande interesse, spesso associato al concetto di prendersi cura di sé. Frasi come queste vengono ripetute in modo quasi automatico, ma quante volte ci si ferma davvero a riflettere sul loro significato? E, soprattutto, sul loro impatto sociale e culturale?
Se pensiamo alla cura della pelle e al make up, la pressione sociale è fortemente orientata verso le donne. Sentiamo dire che “un viso ben curato è un segno d’amore verso sé stesse”, ma penseremmo mai che un uomo senza una routine cosmetica non si ama abbastanza o si trascura? La risposta è no. Questo doppio standard rivela come il concetto di cura personale sia stato profondamente genderizzato, andando a pesare quasi esclusivamente sulle donne.
La bellezza non è qualcosa da curare
Uno degli aspetti più insidiosi della narrazione legata alla skincare è l’idea che la bellezza sia qualcosa di fragile, che necessita di essere mantenuta a tutti i costi. Questo è ancora più evidente quando si parla di invecchiamento. La società ha costruito un intero sistema attorno alla paura di invecchiare, con un mercato che offre soluzioni di ogni tipo per preservare la giovinezza. Ma perché ci sentiamo obbligate a rincorrere questo ideale? La giovinezza non è necessariamente un valore da preservare a tutti i costi, perché il nostro valore come persone non dipende da quanti anni dimostriamo.
È importante mettere in discussione l’idea che una ruga rappresenti un problema e che i segni del tempo vadano cancellati per mantenere una presunta perfezione. Questi messaggi non fanno altro che alimentare un senso di inadeguatezza e insicurezza, spingendo molte donne a ricorrere a trattamenti invasivi nel tentativo di aderire a standard estetici irrealistici.
Una routine sempre più complessa
Il concetto di skincare si è evoluto in una routine sempre più complessa e impegnativa. Negli ultimi anni, si è diffusa la tendenza a moltiplicare i passaggi: dalla detersione in più fasi, con oli, gel e acque micellari, all’applicazione di sieri, creme idratanti, contorno occhi e protezione solare. Questa complessità viene spesso presentata come un atto di amore verso sé stesse, ma è davvero necessario? Oppure è un’altra forma di pressione sociale mascherata da self-care?
Sempre più persone si interrogano sul fatto che la skincare stia diventando una nuova ossessione, con una rincorsa a routine perfette che rischiano di trasformarsi in un altro modo per sentirsi inadeguate.
Chiedersi questo non significa demonizzare la skincare o chi sceglie di seguire routine elaborate. Si tratta piuttosto di analizzare criticamente il fenomeno e di capire quanto di queste abitudini sia frutto di una scelta consapevole e quanto, invece, di una pressione esterna che ci spinge a sentirci sempre in difetto.
Oltre la skincare: il vero significato di prendersi cura di sé
È fondamentale riappropriarsi della libertà di scegliere, senza sentirsi obbligate a conformarsi a standard imposti. La skincare dovrebbe essere un piacere, non un dovere. Allo stesso modo, l’invecchiamento non dovrebbe essere vissuto come un nemico, ma come una parte naturale della vita.
La vera cura di sé dovrebbe partire da scelte che mettono al centro la salute e il benessere, con effetti positivi che vanno oltre l’aspetto fisico. Un’attività fisica regolare, ad esempio, migliora non solo l’estetica, ma apporta benefici comprovati a livello mentale e cardiovascolare. La prevenzione è altrettanto importante, attraverso check-up medici periodici che permettono di intercettare e gestire eventuali problemi in anticipo. Evitare comportamenti dannosi, come il consumo eccessivo di alcol o il fumo, rappresenta un’altra scelta cruciale per vivere meglio e più a lungo. Queste abitudini non solo aiutano a mantenersi giovani e vitali, ma contribuiscono a un benessere globale che va oltre la propria immagine vista allo specchio.
Scegliere di usare un siero o di non farlo, di truccarsi o di non farlo, non dovrebbe mai essere accompagnato da giudizi di valore sul nostro modo di prenderci cura di noi stesse. La vera cura di sé sta nell’accettazione di chi siamo, al di là degli specchi e delle aspettative sociali.
Letture consigliate
- Wolf, N. Il mito della bellezza. Feltrinelli.
- Patrone, S. Il malinteso della bellezza. Per un’antropologia del corpo. Meltemi Editore.
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